Edit Content

Specializzati in casi di malasanità. Grazie alla nostra esperienza e professionalità ti aiuteremo a ottenere il tuo risarcimento danni.

La diagnosi è il processo mediante il quale il medico capisce che cosa sta causando i segni e i sintomi del paziente. Quando il paziente riceve una diagnosi corretta, può essere attuato un trattamento diretto ridurre i sintomi e curare la patologia, quando possibile. Il ritardo diagnostico può essere definito come “il tempo, ingiustificato, che intercorre tra la comparsa della sintomatologia e la formulazione della diagnosi” e configura un tipico esempio di errore e colpa medica. In questi casi il medico non riesce a riconoscere tempestivamente i sintomi del paziente. Di conseguenza, la condizione del paziente peggiora e, in
alcuni casi, la diagnosi effettuata in ritardo può causare la progressione della malattia fino ad un punto di non ritorno.
L’errore diagnostico può essere definito come una errata interpretazione di sintomi che conduce a configurare una patologia errata ovvero a dichiarare l’assenza di una patologia che in realtà è presente in un dato
paziente. In seguito all’ errore diagnostico è, inoltre, possibile che vengano prescritti farmaci e trattamenti non necessari, che possono avere gravi effetti collaterali, o provocare condizioni mediche del tutto estranee alla condizione di cui il paziente è realmente affetto. Mentre il medico cura la malattia sbagliata, quella reale può peggiorare fino al punto in cui un eventuale trattamento potrebbe rivelarsi inefficace, anche se effettuato in seguito alla diagnosi corretta.
Una diagnosi sbagliata (errore o ritardo) può comportare esiti molto gravi. Ci sono alcune patologie, come il tumore, che, in presenza di un errata diagnosi, possono peggiorare o addirittura divenire incurabili. L’errore nella diagnosi può portare anche alla somministrazione di farmaci non corretti, con gravi effetti collaterali per il paziente. L’errore/ritardo diagnostico si configura anche nel caso in cui il medico dovesse omettere di eseguire o disporre controlli o accertamenti doverosi (sent. Cass. n. 12968/2021).

L’art. 1176 c.c., stabilisce che il professionista medico-sanitario ha l’obbligo di assistere il paziente con diligenza, prudenza e perizia. In caso contrario, si andrà a concretizzare un danno alla salute del paziente, che si vede ostacolato nel processo di guarigione e miglioramento delle condizioni stesse.
Le malattie oncologiche sono tra le patologie più comunemente oggetto di tali tragiche situazioni. Difatti, se non adeguatamente e
tempestivamente diagnosticate, possono condurre al peggiore degli esiti infausti: la morte.

ERRORE DIAGNOSTICO E DIRITTO DI AUTODETERMINAZIONE
La Suprema Corte di Cassazione con la Sent. n. 343/2016 ha stabilito che il ritardo e/o l’errore diagnostico determina una vera e propria responsabilità medica/professionale. In riferimento ad una patologia tumorale, Il ritardo nella diagnosi è stato ritenuto ragione sufficiente al diritto di risarcimento per perdita di chance.
In caso di errore/ritardo diagnostico, qualora siano applicabili determinate cure palliative, il danno risarcibile coincide con la concreta perdita della possibilità sia di rallentare e ritardare il decorso della malattia, che di poter vivere con meno sofferenze la propria fine. Infatti, la qualità della vita risulta essere corollario principale di una dignitosa
esistenza umana.
Con la decisione in commento pubblicata il 3 ottobre 2022 (Ordinanza n. 28632/2022 – testo in calce) la Suprema Corte conferma il principio secondo cui il danno non patrimoniale subito dal soggetto che, a causa di una tardiva diagnosi, muoia senza poter scegliere come autodeterminarsi sul suo fine vita, si quantifica in via equitativa.
La Corte di Cassazione ritorna sul tema dell’omessa tempestiva diagnosi di patologie ad esito infausto, e questa volta non per delimitare l’area dei danni risarcibili, ma per stabilire come liquidare il danno non patrimoniale
determinato dal ritardo stesso.

Sostanzialmente, quando il danno patito dal soggetto non può sostanziarsi nella perdita di possibilità di un risultato migliore (guarigione o miglioramento delle sofferenze), il danno subito è riconducibile alla limitazione e negazione del diritto fondamentale all’autodeterminazione umana. Dunque, la situazione, su cui la ritardata diagnosi ha inciso, risulta
essere certa ed esistente e non si identifica in una perdita di chance. La concreta conoscenza dell’attuale stato di salute, infatti, permette il pieno e autonomo sviluppo della personale capacità di autodeterminazione. Pertanto, è da tale consapevolezza che deriva la possibilità, per ogni individuo, di decidere se sottoporsi a determinati trattamenti, oppure convivere con la malattia.
L’omissione della diagnosi integra l’esistenza di un danno risarcibile alla persona di un processo morboso terminale, in quanto essa nega al paziente:

1) di essere messo nelle condizioni di scegliere “cosa fare” (percorso terapeutico indicato) per fruire della salute residua fino all’esito infausto;

2) di essere messo in condizione di programmare il suo essere persona e, quindi, in senso lato l’esplicazione delle sue attitudini psico-fisiche, in vista e fino a quell’esito». Gli errori diagnostici più diffusi riguardano: embolia polmonare, malattie cardio-vascolari, aneurisma aortico addominale, appendicite, condizioni associate all’ addome acuto.
Possono, tuttavia, verificarsi ritardi od omissioni anche nella diagnosi delle seguenti patologie: polmonite, insufficienza cardiaca congestizia, insufficienza renale acuta, perforazione dell'intestino, occlusione intestinale, infezioni.

LA DIAGNOSI DIFFERENZIALE

Alcune malattie, i cui sintomi possono essere causati da una serie di fattori, sono molto difficili da diagnosticare. Anche i migliori medici, dopo aver analizzato i sintomi di un determinato paziente, potrebbero porre diagnosi completamente diverse tra loro.

Per ridurre al minimo le diagnosi sbagliate, un metodo efficace è il metodo differenziale. Utilizzando questa tecnica, un medico forma una lista di possibili diagnosi che potrebbero essere attribuite ai sintomi del paziente. Quindi ordina esami volti a diagnosticare le condizioni ipotizzate. Si procede quindi per esclusione finché è identificata la malattia di cui il paziente è realmente affetto.