
Sala operatoria: I rischi per il paziente e per gli operatori
La sala operatoria rappresenta statisticamente uno degli ambienti sanitari con i più alti livelli di rischio clinico e rischio collegato alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Pertanto è, da sempre, un luogo dove si verificano una lata percentuale di errori sanitari, legati soprattutto a deficit o errori nella ‘comunicazione’, che generano errori che vanno dalla individuazione del giusto paziente e della giusta sede, alle infezioni intraoperatorie e a quello di ritenzione del materiale nel sito chirurgico.
Nonostante gli studi sui livelli di sicurezza, la valutazione dei dati, la misurazione del rischio e l’applicazione di linee guida stringenti, i risultati sulla affidabilità dei processi volti a preservare la salute dei pazienti è, allo stato, del tutto insufficiente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha, da molti anni, avviato percorsi e procedure volte alla prevenzione degli eventi avversi in sala operatoria, a dimostrazione dell’attenzione costante alla problematica.
Rischi legati alla comunicazione
La comunicazione in sala operatoria è un aspetto che potrebbe sembrare di secondo piano, ma che è fondamentale per un’attività serena e funzionale.
L’équipe operatoria – e di conseguenza il paziente – dipendono da informazioni, le quali devono essere documentate, accertate, firmate e condivise.
Ogni professionista di sala operatoria ha il dovere di comunicare ogni singolo dato, compresi errori e criticità inerenti l’intervento chirurgico nel suo complesso, siano esse riferite al paziente, ad un altro operatore o all’atto chirurgico.
Le decisioni in sala operatoria dipendono anche da quelle della relativa unità operativa. È per questo che prima di ogni intervento, ma anche nell’intra e nel post-operatorio, i flussi di informazioni tra i due comparti devono essere precisi e costanti.
La documentazione sanitaria deve contenere dati, informazioni e istruzioni che siano assolutamente: vere, tracciabili, documentate, aggiornate, protette.
La vita di un paziente può dipendere da un’informazione. Può bastare un errore di comunicazione per comprometterla.
In passato è accaduto, purtroppo, di pazienti operati nel sito chirurgico sbagliato o di pazienti sottoposti ad intervento per una patologia inesistente. Incompetenza totale da parte dell’équipe operatoria. Atto ingiustificabile strettamente collegato a un clamoroso deficit di comunicazione/informazione.
In condizioni di emergenza-urgenza è necessario identificare il sito corretto ed il giusto paziente da operare e questo è, fortemente legato alla buona comunicazione.
Dunque, procedure di identificazione, verifica e riscontro di diagnosi, accertamento del programma di intervento, e verifica del consenso informato.
La preparazione preoperatoria del paziente è uno dei primi step del percorso clinico-terapeutico.
Un errore di preparazione del paziente può condurre ad una sospensione o posticipazione dell’intervento, ad uno scombussolamento della lista operatoria o, ancor peggio, a complicanze intra-operatorie e nel corso di anestesia.
Il posizionamento del paziente sul letto operatorio deve prevenire lesioni da compressione o stiramento; la scelta del posizionamento ottimale attribuita al primo operatore e all’anestesista.
I danni al paziente per imprudenza o imperizia sul posizionamento ottimale possono provocare comorbilità e un allungamento del percorso clinico; aspetti che si traducono in una riduzione della qualità di vita dell’utente e in un aumento della spesa economica aziendale.
Le procedure di posizionamento devono assicurare: sicurezza dal punto di vista statico, ottimale esposizione del sito chirurgico, prevenzione da lesioni, comfort per il paziente e per l’operatore chirurgico.
Rischio infettivo
Le infezioni ospedaliere sono purtroppo molto diffuse nel nostro sistema sanitario. E’ un fenomeno che, non si riesce a debellare per una serie di ragioni legate ad un deficit organizzativo a al mancato rispetto delle linee guida indicate dall’OMS.
Generalmente le infezioni ospedaliere provocano dei danni permanenti nel paziente e a volte, purtroppo anche la morte.
Inoltre incidono negativamente sul sistema sanitario perché prolungano statisticamente il periodo di degenza medio del paziente nelle strutture ospedaliere, e, inoltre il loro trattamento produce un incremento notevole dei costi.
In larga percentuale lo sviluppo delle infezioni nosocomiali è strettamente legato all’attività chirurgica.
Pratiche di prevenzione obsolete come la terapia antibiotica protratta, la tricotomia preoperatoria e l’utilizzo dei disinfettati a base di iodio al posto dell’ormai consolidata Clorexidina contribuiscono a tale fenomeno.
Le stesse tecniche chirurgiche sono in grado di ridurre la percentuale di infezioni post-operatorie, basterebbe confrontare i dati tra gli interventi in laparoscopia e quelli in open.
Rischio di ritenzione di materiale estraneo
Uno dei rischi più temuti per l’équipe operatoria è da sempre quello di dimenticare, per negligenza degli operatori, un presidio all’interno del sito chirurgico.
Per quanto possa sembrare assurdo è un avvenimento che potrebbe presentarsi in assenza di una panoramica attenta dei materiali. È bene ricordare che un sito chirurgico durante una emorragia importante può nascondere di tutto, da un tampone ad un ago sfuggito in corso di sutura.
L’introduzione delle checklist operatorie ha stabilito l’obbligatorietà della conta delle garze, dello strumentario, degli aghi, dei taglienti e degli altri dispositivi utili all’intervento, ha sicuramente ridotto il numero di errori da ritenzione di materiale estraneo del sito chirurgico.
La conta del materiale dev’essere registrata e sottoscritta su apposita scheda sia dall’infermiere strumentista che ne è responsabile in prima persona, sia dall’infermiere di sala, che provvede al conteggio coadiuvato.
Rischio di reazioni farmacologiche avverse
La quantità di farmaci utilizzata in sala operatoria è notevole.
La tipologia di farmaci è estremamente delicata e, rapportata alle condizioni critiche dei pazienti sottoposti a interventi, nasconde un alto livello di possibili eventi avversi chirurgici e aumenta i rischi di complicanze e morte.
E’ necessario dunque la corretta identificazione del paziente con una corretta anamnesi, documentata e approfondita, così come devono essere accuratamente segnalati i preparati farmaceutici. I pazienti affetti da allergie devono essere segnalati e le informazioni cliniche condivise con tutti i membri dell’équipe. Reazioni farmacologiche avverse possono manifestarsi per la prima volta nella vita del paziente proprio in sala operatoria. La sala operatoria e i professionisti che vi operano devono essere pronti ad ogni eventualità e qualora la condizione di criticità del paziente sia incompatibile con le risorse disponibili, devono essere rispettati i protocolli aziendali per il trasferimento in urgenza del paziente.
Campioni chirurgici: rischi di una gestione scorretta
I prelievi di campioni d’organo e tissutali sono all’ordine del minuto nei blocchi operatori. Queste indagini risultano essenziali per il percorso clinico-terapeutico dei pazienti chirurgici e possono essere il motivo unico dell’operazione.
La raccolta dei campioni deve seguire dei protocolli internazionali, che prevedono una specifica conservazione a seconda della tipologia di analisi (chimica, citologica, istologica, colturale ecc.) ed una corretta identificazione da parte dei sanitari responsabili. Particolare attenzione dev’essere riposta anche nelle fasi di trasporto.
Al campione dev’essere sempre allegata una certificazione compilata dal chirurgo o dal medico responsabile, che includa: generalità del paziente, identificazione del richiedente, sospetto diagnostico, la tipologia di esame da eseguire, numero di campioni inviati, descrizione del campione, modalità di conservazione del campione.
Errori in questo senso possono compromettere la sicurezza del paziente e/o produrre risultati inattendibili.
Rischio di una gestione scorretta del programma operatorio.
Per programma operatorio è intesa la lista di pazienti che, secondo una specifica pianificazione, subiranno un intervento chirurgico in una determinata giornata.
Il programma operatorio è gestito dagli anestesisti, dal direttore di unità operativa e dal coordinatore infermieristico del blocco operatorio, sulla base delle priorità assistenziali (urgenza, emergenza, routine).
Le liste operatorie devono prendere in considerazione anche la tipologia di intervento (sporco, pulito, contaminato), l’aspetto anestesiologico e la durata media, per evitare la posticipazione o l’annullamento delle operazioni chirurgiche in caso di formulazioni scorrette.
I presupposti del diritto al risarcimento
Se l’errore nella procedura chirurgica provoca un aggravamento della condizione di salute del paziente, quest’ultimo ha sempre diritto al risarcimento del danno. Il risarcimento può essere ottenuto solo se si verifichino i seguenti presupposti:
- Il paziente abbia subito un danno alla salute;
- Vi sia un nesso causale tra tale danno e la condotta medica;
- Il medico o la struttura sanitaria non possano provare di aver correttamente adempiuto l’obbligazione sanitaria.